Il Cordon Sanitaire francese è fallito
Il nord africa crede di poter fare affidamento al Gruppo Wagner ed alla Russia, ma Mosca ha altri piani per la regione
Il seguente approfondimento è un aggiornamento su molti dei temi affrontati in “Il Pendolo oscilla in Africa”, risalente al 12 Settembre 2021. Il titolo di questa immersione nel mondo dell'Africa occidentale fa riferimento ad una precedente breve analisi sulla risposta che Parigi ha inizialmente dato alla destabilizzazione della regione del Sahel.
Prima di proseguire è d’obbligo fare due serie di considerazioni.
La prima è che il seguente approfondimento è stato scritto a scopo illustrativo e non punta a descrivere in modo esaustivo l’enorme complessità della vita nelle regioni del Sahel e dell’Africa Occidentale.
Analizzare in modo esaustivo la realtà di questi luoghi richiederebbe probabilmente un libro, conoscenza delle lingue locali e contatti sul posto.
Oltre le osservazioni di carattere storico e quelle riguardanti gli equilibri geoeconomici, molto di quanto analizzato potrebbe essere sottoponibile a serie critiche. Aspetto molto complicato ed in costante cambiamento è la dimensione religiosa di tutto il nord africa con minoranze e maggioranze di fedeli che si scontrano tra loro, sono sottoposte a migrazioni forzate o sono culturalmente nomadiche per ragioni storiche.
Molte delle fonti di informazione NON LOCALI tendono a commettere errori dando per scontata la stabilità di un territorio quando in realtà un intero villaggio/piccola cittadina potrebbe aver cambiato residenza. Addizionalmente l’atomizzazione sempre più estrema ha reso il quadro generale sia politico che religioso confuso ad eccezione di poche realtà urbane.
Ragion per cui l’approfondimento cerca di focalizzare l’attenzione su punti fermi della realtà geoconomica dell’Africa occidentale a discapito di una descrizione più seria delle tensioni tra le varie aderenze giuridico religiose.
La seconda serie di considerazioni riassume e delinea le previsioni corrette e quelle sbagliate del precedente testo.
I bersagli africani dello scontro di soft power (e hard power) tra le potenze occidentali ed il binomio Russia-Cina sono continuati ad essere paesi appartenenti al Golfo di Guinea/Africa occidentale, Africa settentrionale ed al Corno d’Africa. La rapida destabilizzazione accompagnata da un cambio di schieramento di paesi come il Niger e dal crollo nella guerra civile come nel caso del Sudan ci hanno però colto fortemente di sorpresa.
Ci ha altrettanto preso in contropiede la velocità con cui molte aree dell’Africa stanno devolvendo verso l’instabilità generale rendendo l’instaurazione di un ponte commerciale tra l’Africa settentrionale, l’Africa occidentale e l’Europa sempre più complicato introducendo forzosamente la necessità di un uso sempre maggiore della forza anche solamente per garantire la sicurezza più basilare di infrastrutture sensibili.
Traffico di esseri umani e droga, pirateria, contrabbando, scontri tra multinazionali in linea con la politica estera di potenze estere diverse e manipolazione delle guerre intestine anche tra le stesse organizzazioni/insurrezioni islamiste stanno gradualmente diventando la norma.
Tutto questo facilita la vita di organizzazioni mercenarie come il Gruppo Wagner i cui obiettivi sono spesso raggiungibili con mezzi e metodi anche crudi. Tuttavia non è affatto scontata la convergenza degli interessi dei paesi affidatisi alla compagnia di mercenari russa con i veri scopi dell’organizzazione gestita da Yevgeny Prigozhin.
Indipendentemente da ciò le nazioni al centro del Sahel e del Sahara occidentale credono prima di tutto nella capacità del Gruppo Wagner di risolvere il problema irrisolto delle insurrezioni locali e delle Jihad portate avanti da vari gruppi.
Nel suo insieme l’idea di una cooperazione tra nazioni europee ed africane per potenziare i commerci di entrambe non è fallita, ma ogni velleità favorevole ad un approccio multilaterale in contrasto con uno bilaterale militarizzato sta diventando insostenibile.
L’ultimo vero esempio sostenibile di un approccio del genere è proprio l’ECOWAS.
Si potrebbe quindi argomentare che il “Pendolo” in Africa è oscillato molto più sporadicamente di quanto credessimo a favore delle nazioni europee, ma molto più comunemente verso il caos generale.
Tuttavia questa non è una vittoria per nessuno.
Come abbiamo già accennato in vari approfondimenti e tramite altri mezzi di comunicazione l’aumento sempre più diffuso di attacchi terroristici e linciaggi nei confronti delle attivitià cinesi è indicativo di come i rapporti tra il Dragone e molti paesi del continente africano si stiano inasprendo e non addolcendo. Ma questo non è il risultato di sofisticate operazioni di destabilizzazione occidentale.
É piuttosto causato da un disincanto da parte delle popolazioni giovani del Corno d’Africa.
Fatte queste premesse, inoltriamoci negli eventi degli ultimi mesi.
Il seguente testo si concentra principalmente sulla realtà dell’africa settentrionale ed occidentale, senza affrontare la situazione del resto del continente se non tramite occasionali accenni.
La supposta morte del leader mercenario ed oligarca russo Yevgeny Prigozhin e l’indebolimento e graduale assorbimento del PMC Gruppo Wagner dallo stato russo non sono argomenti trattati in questo approfondimento.
Il tipo di influenza che il Gruppo Wagner avrebbe potuto avere in uno scontro tra l’ECOWAS ed il Niger si sarebbe sicuramente rivelato importante, ma a fronte degli equilibri di forze in campo non sarebbe stato determinante.
Per questo motivo la sparizione della PMC russa sarà trattata nella terza ed ultima parte di Domino.
Lo Scacchiere
Il 27 Luglio 2023 il Presidente del Niger Mohamed Bazoum è stato deposto in un colpo di stato militare probabilmente facilitato dal Gruppo Wagner, dallo stato russo, dallo stato algerino e dalle attività di spionaggio del GRU e del SVR russo.
É il terzo cambio generale di regime nel cuore pulsante della Francafrique, il quarto subentro delle forze armate locali in politica nella regione. É il terzo favorevole al Cremlino in partenza ed eseguito con queste modalità, aggiungendo il paese ad una lista sempre più lunga di nazioni allineate all’alleanza bilaterale Russia-Cina.
É invece il sesto esempio di una destabilizzazione avvenuta con successo attraverso tutta la fascia Subsahariana, con Pechino e Mosca che puntano ad usare i paesi coinvolti per poter sottoporre il continente europeo a pressioni migratorie sempre più intense ed annetterlo successivamente al macro continente dell’Eurasia. I paesi appartenenti all’africa centrale e settentrionale interessati dalle attività del Gruppo Wagner e della Russia sono stati fin’ora nello specifico il Mali, Burkina Faso, Niger, Chad, la Repubblica Centrafricana, il Sudan e la Nigeria.
Volendo allargare il discorso oltre l’africa settentrionale si potrebbe osservare come nazioni quali la Repubblica Democratica del Congo, anche formalmente appartenenti alla Francafrique, siano state gradualmente assorbite nella sfera di influenza cinese senza che Parigi sia riuscita finora ad opporsi in modo efficace.
I motivi che guidano l’evoluzione degli eventi all’esterno del Sahel non sono però gli stessi di quelli al suo interno. La Guinea è un interessante punto di partenza per descrivere meglio cosa stia veramente avvenendo sul campo.
L’attuale capo della giunta militare della Guinea Mamady Doumbouya è un rappresentante dell’etnia guerriera Mandinka, con origini comuni con le etnie dominanti della Nigeria. I Mandinka e le altre etnie emerse da un ceppo originale proveniente dall’area del Golfo di Guinea, che dominano oggi il Sahel occidentale, hanno avuto fedi religiose tra le più disparate. Parteciparono anche attivamente ed autonomamente alla tratta degli schiavi gestita dall’impero arabo, berbero e del Mali tra l’800 Dopo Cristo ed il 1400/1500 Dopo Cristo, quando i portoghesi presero gradualmente il controllo di questa attività. Per molti storici la tratta degli schiavi fu in realtà uno dei metodi con cui si cercò di gestire la sovrappopolazione successiva alle conquiste arabe tra il 600 ed il 750 D.C.
Ebbene Doumbouya, in quanto membro delle forze speciali della Guinea ed ex soldato della Legione Straniera francese -una delle forze militari più feroci e meglio addestrate del mondo con un’esperienza secolare nel muoversi attraverso l’africa occidentale- ha attivamente partecipato alla repressione di organizzazioni terroristiche ed insurrezionaliste probabilmente attraverso l’intera regione.
Non è il solo ad avere un passato con le forze armate occidentali.
Anzi, è difficile individuare leader appartenenti a queste giunte militari che non siano stati addestrati da francesi o americani.
Mamady Doumbouya, Assimi Goïta in Mali, Ibrahim Traoré in Burkina Faso e Abdourahamane Tchiani in Niger sono stati TUTTI istruiti, addestrati ed hanno combattuto al fianco di forze armate francesi o americane, anche attraverso l’ultimo decennio di insurrezioni e guerre che hanno visto coinvolte fette sempre più estese del Sahel.
Com’è possibile?