Perchè l'Iran ha convinto Hamas a suicidarsi (Parte 1)
Teheran ha valutato minuziosamente le conseguenze, ma non otterrà tutti i risultati voluti, e questo non è un problema per gli iraniani
Il seguente testo è la prima parte di un approfondimento diviso in due sezioni.
Questo è anche un aggiornamento dell’approfondimento sugli equilibri regionali del Medio Oriente “Il nuovo volto della guerra/Parte 1”.
“Yalla”
Alle prime ore della mattina del 7 Ottobre 2023 più di un migliaio di miliziani appartenenti a vari gruppi paramilitari della Striscia di Gaza hanno eseguito una serie di assalti coordinati oltre il confine israeliano.
Hanno rapidamente preso il controllo di più di una ventina di insediamenti uccidendo più di un migliaio di civili israeliani con modalità neomedievali volutamente cruente, così da scatenare la rabbia della popolazione del paese invaso e costringere il governo Netanyahu su premesse svantaggiose.
Una volta eseguite quelle che in sostanza sono state attività di saccheggio, provocazione ed omicidio indiscriminato supportate dall’IRGC/CGRI (Islamic Revolutionary Guard Corps/Corpo delle guardie della rivoluzione islamica) i gruppi paramilitari palestinesi si sono ritirati verso la Striscia di Gaza con inizialmente qualche centinaio di ostaggi (poi ridottisi a più di 200 a causa di omicidi indiscriminati), lasciando indietro alcuni commando per attacchi suicidi e per mantenere il controllo di alcuni territori conquistati.
Molti elementi dell’attacco del 7 Ottobre ad Israele rimangono però difficili da incastrare correttamente nel puzzle delle intenzioni di Hamas e dell’Iran.
L’uso ed il possesso di munizioni ed armi molto probabilmente provenienti dall’Ucraina -per quanto rimanga il sospetto che la Russia abbia inviato equipaggiamento catturato alle forze di Kiev, invece di un possibile acquisto da parte dei palestinesi sul mercato nero- e sicuramente dall’Afghanistan è già ampiamente documentato, e lo è altrettanto la compresenza di materiale bellico nord coreano.
Addizionalmente non soltanto il supporto bellico di Russia e Cina (con la seconda che deve aver facilitato il trasporto di armi dalla penisola coreana) è estremamente verosimile, ma il continuo uso di missili a breve e medio raggio da parte di Hamas, e di quelli a lungo raggio da altri gruppi, segnala il completo coinvolgimento degli asset di guerra non convenzionale iraniani, i quali hanno fornito equipaggiamento attraverso le gallerie sotterranee di Gaza e lezioni sulla produzione di missili a basso costo (sia nel corso degli ultimi anni che nelle ultime settimane).
Ma se gli iraniani hanno già dato il via libera a molti gruppi paramilitari finanziati ed addestrati dall’IRGC, e coordinati secondo alcuni anche dalla stessa Forza Quds (divisione specializzata in guerra non convenzionale e operazioni clandestine), allora perchè Hezbollah, il più potente gruppo paramilitare sciita al confine con Israele, non è subito sceso in guerra?
Perchè Teheran ha mentito ad Hamas, lanciandola prima al suicidio ed aspettando poi di vedere la reazioni dell’intero Medio Oriente e del Nord Africa (macroregione descritta da molti con l’acronimo MENA), con l’obiettivo di porre le basi per una guerra non convenzionale di lungo periodo anche all’interno dell’Occidente.
A dimostrazione di ciò c’è la decisione delle forze di Hamas e di altri gruppi palestinesi di rimanere su alcuni territori conquistati, aspettando probabilmente un’offensiva da nord (confine Libano-Israele) da parte di Hezbollah.
L’offensiva di Hezbollah non si è fin’ora materializzata.
Tutto questo non vieta però che l’Iran stia attivamente puntando ad un suo coinvolgimento diretto oltre a quello dei gruppi paramilitari da esso supportati, tuttavia più tempo passa dallo scoppio delle ostilità e meno ciò sembra verosimile.
Resta a parer nostro importante il sottolineare quanto sia altamente credibile la presenza della Forza Quds, e come conseguentemente il rischio possa diventare quello di un confine tra guerra non convenzionale e convenzionale prima sempre più confuso e poi inesistente.
Con questo intendiamo dire che gli iraniani potrebbero inserire gradualmente sempre più truppe dell’IRGC su più fronti mediorientali, sotto forma di membri dei gruppi paramilitari che l’Iran controlla o sostiene.
Porterebbe inoltre all’esplosione di molteplici focolai di scontri ibridi/non convenzionali con una eventuale evoluzione in conflitti conclamati con fazioni di ogni tipo e matrice coinvolta.
In altre parole gli iraniani potrebbero far esplodere ogni sorta di equilibrio attraverso il Medio Oriente con l’obiettivo di espellere la rinnovata presenza di truppe statunitensi e prendere il controllo di regioni o stati, ponendo così Israele in una posizione difensiva su di una nuova direttrice.
Proprio per questo emerge il sospetto che, presi in considerazione gli eventi attualemente in corso, l’interesse di Teheran non fosse quello di scatenare una vera e propria guerra, quanto quello di trascinare lo scontro il più a lungo possibile, usare i (circa) 220 ostaggi nelle mani di Hamas come strumento per prolungare il conflitto, guadagnare informazioni e porre sotto pressione il fronte nemico.
Questo nella speranza di far saltare un avvicinamento tra Arabia Saudita ed Israele ed aggravare la posizione del secondo stato agli occhi della comunità internazionale.
Tuttavia gettando Hamas tra le fauci degli israeliani è improbabile che Ryiad finisca per fare veramente dei passi indietro riguardo il suo avvicinamento ad Israele, e con gli Stati Uniti sempre meno coinvolti in Medio Oriente Tel Aviv sarà un avversario di lungo periodo indipendentemente dalle azioni iraniane.
Il problema per Tel Aviv/Gerusalemme è che, anche in queste condizioni, gli equilibri non sono così positivi come potrebbe apparire.
Giochi di Ombre, bersagli consapevoli ed inconsapevoli
Nell’organizzare l’attacco del 7 Ottobre Teheran ha soppesato le opzioni a sua disposizione arrivando ad una conclusione che abbiamo già delineato ripetutamente.
Tuttavia ribadiremo quale sia stato il bivio decisionale poichè in termini di strategia di guerra non convenzionale e geopolitici il piano è stato francamente un capolavoro.
Consapevole della precarietà della posizione palestinese (per la popolazione della striscia di Gaza da un punto di vista strettamente politico/di autodeterminazione), l’Iran ha preferito usare Hamas a scopo propagandistico e di pressione geopolitica per scatenare una guerra contenuta e testare le capacità israeliane ed occidentali. Nel processo Teheran ha fornito ad Hamas tutte le risorse necessarie per un lungo assedio così da poter studiare ed eventualmente pungolare e o inserirsi nel conflitto in un secondo momento.
Qui si arriva al punto focale.
Un eventuale ingresso iraniano direttamente nel conflitto pseudoconvenzionale (asimmetrico con elevati tassi di attività di guerriglia) tra Hamas ed Israele ha una rilevanza limitata e potrebbe essere interessante solamente per aggravare una possibile umiliazione statunitense. Nel mentre Teheran può ottenere intelligence di prima qualità sulle capacità israeliane (fornendole a Russia e Cina), porre sotto pressione le capacità militari di proiezione della forza USA ed influenzare con tattiche di guerra non convenzionale quattro continenti.
Infatti, nello scatenare la rabbia israeliana e cercare di far saltare un accordo tra Arabia Saudita e Tel Aviv/Gerusalemme, gli iraniani sono riusciti ad invertire gli equilibri propagandistici riguardo le condizioni dei palestinesi della Striscia di Gaza (stabilizzatisi in precedenza con gli Accordi di Abramo) ed aprire al reclutamento tra la popolazione sunnita in nord america, europa, MENA ed asia.
Così facendo hanno ottenuto la possibilità di infiltrarsi nei contesti più disparati, facendo anche leva sul senso di alienazione di molti migranti dai paesi coinvolti nella primavera araba e ponendo le basi per influenzare possibili nuovi movimenti interni alla realtà sunnita. Gli sciiti generalmente odiano i sunniti, ed altrettanto si può dire a parti invertite, ma l’ormai certo scontro continuativo tra Hamas ed Israele (voluto da entrambe le parti) garantisce a Teheran un terreno fertile per sottolineare l’importanza della vicinanza tra le due matrici intepretative del Corano, per poter combattere le ingiustizie nei confronti della Umma (comunità islamica).
E difficilmente si potrà negare l’elemento punitivo delle attività israeliane, visto che le stesse autorità di Tel Aviv/Gerusalemme non fanno altro che sottolineare proprio questo fin dagli eventi del 7 Ottobre.
Di riflesso tutto ciò è l’assist perfetto per Teheran.
L’Iran è consapevole di avere una lunga lista di problematiche interne tra cui: le spinte centrifughe di varie etnie secolarizzate o religiose sul suo territorio, gli scontri interni alle varie istituzioni precedenti o emerse dalla rivoluzione islamica del 1979 ed in competizione, il rigetto dei principi fondamentalisti religiosi di buona parte della gioventù iraniana spesso in favore di valori secolaristi occidentali, ecc.
La soluzione del regime di Teheran è ormai semplicemente affidare la gestione della maggioranza di questi problemi all’IRGC usando uno strumento semplice: la repressione in tutte le sue forme.
Un ulteriore elemento di questo approccio è il trasferimento di molti giovani reclutati o pagati dall’IRGC come informatori nei territori più disparati, come agenti di collegamento tra l’Iran ed i vari gruppi paramilitari da esso sostenuti.
In sintesi: reprimere il dissenso interno all’Iran spingendo all’esterno della normalità di tutti i giorni i dissidenti, insieme a giovani addestrati ad influenzare altri paesi di interesse per Teheran (e quindi anch’essi estratti da un contesto di opposizione al regime).
La strategia ha fin’ora funzionato a meraviglia.
A dimostrazione di ciò, sul fronte interno, vi è proprio il continuo fallimento delle proteste in Iran, nonostante un parziale successo nel ravvivare la diaspora iraniana in Occidente con le manifestazioni avvenute tra il 2022 ed il 2023 per l’omicidio di Mahsa Amini, così da favorire una transizione sostenuta dalla dinastia Pahlavi ultima rappresentante della carica di Shah di Persia.
Teheran ha dovuto fingere di cedere un po’ di terreno su vari fronti ma il focus dell’attenzione occidentale dovrebbe essere sui continui successi della repressione violenta, non sull’attenuamento della resistenza civile dopo alcune concessioni che le stesse autorità del regime si sono rimangiate poco dopo.
Sul fronte esterno i successi sono ancora maggiori. Al di là degli occasionali attacchi terroristici facilitati dall’IRGC/Forza Quds su terriorio occidentale, arabo ed israeliano, la penetrazione economica all’interno degli stati occidentali è massiccia ad eccezione di pochi paesi.
Germania, Francia, Stati Uniti, Austria, Svizzera, Belgio, Olanda, Svezia, Canada, Danimarca sono solo alcuni dei paesi in cui investimenti iraniani hanno trovato terreno fertile, molto spesso tramite prestanome provenienti da Qatar, Malta, Cipro, Svizzera, ecc. Inutile dire poi che tutto questo è avvenuto con il benestare di ampie fette dell’elite europea la quale era e rimane ostinatamente convinta di poter dialogare onestamente con il regime iraniano, se non addirittura di non rischiare di diventare un bersaglio (cosa forse avvenuta nel caso del politico di centrodestra spagnolo Alejo Vidal-Quadras).
Abbiamo spesso denunciato queste connessioni attraverso gli anni, consapevoli di come si basassero su di una visione miope ed ingenua.
Ci teniamo inoltre a sottolineare come il nostro obiettivo non sia delineare un parallelo tra le connessioni economiche che coinvolgono Russia ed UE e quelle tra UE ed Iran.
I legami economici tra UE ed Iran sono tendenzialmente clandestini a causa di un regime sanzionatorio anche più duro di quello sulla Russia già reimposto sull’Iran dopo il crollo dell’accordo sul nucleare JCPOA.
A questo punto siamo entrati in una fase completamente diversa, con l’inizio del collasso dell’impalcatura medio orientale post seconda guerra mondiale e dialoghi e scontri tra entità politiche sotterranee di matrice principalmente religiosa attraverso tutta la regione del MENA.
Quindi il proporre l’imposizione di un regime sanzionatorio sull’Iran simile a quello favorito da Washington nei confronti di Mosca con lo scoppio della guerra in Ucraina ci sembra francamente inutile.
Proprio in quest’ottica crediamo che Israele continuerà con lo smantellamento di Hamas (idea già ampiamente discussa negli ultimi anni), ma difficilmente potrà in alcun modo andare ad operare una parziale neutralizzazione dell’Iran come era in precedenza stato discusso di fare durante l’amministrazione Trump.
Questo crea inoltre un problema di sicurezza immediato più per l’europa che per Israele, come evidenziato dai cyberattacchi che hanno coinvolti la magistratura francese nel 2022 e a luglio 2023 in concomitanza delle manifestazioni per la morte di Nahel Merzouk.
I due attacchi non sembrano essere stati perpetrati dallo stesso attore, ma il secondo evento è probabilmente stato supportato dagli iraniani ed è un perfetto esempio di destabilizzazione e guerra ibrida. Soprattutto vista la pubblicazione di dati personali della magistratura (indirizzo dell’abitazione, numero di telefono, reddito, nome, informazioni familiari, ecc.) in contemporanea con manifestazioni violente contro la giustizia francese.
In concomitanza dell’evento le autorità di Francia hanno proceduto ad una non particolarmente lungimirante campagna di minaccie riguardo l’uso di spyware nei confronti dei manifestanti, consapevoli di come nell’arco di cinque minuti gang armate fino ai denti abbiano avuto accesso ad informazioni estremamente sensibili.
Ad oggi Parigi sostiene con poca coerenza che i dati dei magistrati fossero informazioni datate ed inattendibili, ha fatto alcuni passi indietro riguardo l’uso massiccio di software per lo spionaggio, ma ne ha comunque autorizzato l’uso da parte della polizia su mandato del potere giudiziario e continua a cercare di eliminare quasi ogni forma di criptazione da internet con l’articolo 45 della regolamentazione dell’Unione Europea in discussione eIDAS 2.0.
Detto in altri termini Parigi continua a proporre leggi che non funzionano, per fingere di risolvere un problema che non sa gestire.
Non necessariamente il regolamento eIDAS 2.0 è stato pensato UNICAMENTE per affrontare l’impennata di attività terroristiche su suolo francese.
Ed è proprio questo lo spaccato problematico tra Israele e l’UE.
Israele riuscirà in qualche modo a porre un tappo sulle attività di Hamas, mentre resta il quesito su come procederà la sua guerra ombra con l’Iran e se questo scontro continuerà a rimanere un fenomeno sotterraneo. Come già sottolineato gli indizi sembrano indicare che Teheran continuerà ad operare attraverso l’IRGC, destabilizzando varie nazioni in Medio Oriente per prenderne il controllo, studiando allo stesso tempo un attacco contro gli Stati Uniti con l’obiettivo di umiliare Washington ferendola al contempo il meno possibile.
D’altro canto gli iraniani sono interessati prima di tutto a manipolare l’opinione pubblica americana senza scatenarne gli istinti più aggressivi, ed anche scatenandone gli istinti più aggressivi i sondaggi mostrano una popolazione statunitense non particolarmente interessata ad un nuovo coinvolgimento in Medio Oriente.
Ma l’europa?
Beh, non è nella migliore delle situazioni. Come evidenziato dallo scandalo noto in italia come Qatargate le attività di lobbying a Bruxelles hanno superato ampiamente determinate linee rosse. Tutto ciò è soltanto la punta dell’iceberg, ma a questo punto diventa abbastanza irrilevante un’eventuale soluzione al ben noto malcostume interno alle istituzioni UE.
Come abbiamo già accennato in vari approfondimenti le potenze asiatiche (Russia, Cina, Iran) sono ormai sul piede di guerra e questi sono soltanto i preparativi per attività belliche ben più ampie, motivate anche da ragioni di instabilità ed insicurezza interna a tutti e tre i giocatori.
Tutto ciò è in linea con le nostre previsioni.
Molto meno in linea con le nostre previsioni è un risvolto molto semplice che la maggioranza delle capitali europee, nella loro infinita tendenza masochistica, sono riuscite ad ottenere facendo pressione su Washington perchè non agisse: l’Iran ha ordigni nucleari.